“Una cosa bella che mi piacerebbe fare? Riuscire a migliorare la produttività in modo che per tutte le persone che lavorano in azienda le giornate di lavoro fossero solo quattro e con orari flessibili. Ovviamente mantenendo lo stesso livello retributivo.”
Chiedi a un imprenditore cosa vorrebbe di più per la sua azienda, e ti risponderà: trovare altri clienti, comprare macchinari veloci, far crescere la rete degli agenti, immettere sul mercato nuovi prodotti, aprire una sede più moderna, diventare un caso che si studia nelle scuole di economia… in sostanza, “aumentare il fatturato”.
Non Francesco Gallo: come per suo padre, i suoi zii e i suoi nonni, la sua prima preoccupazione è il benessere di chi lavora nella piccola sede genovese della Andrea Gallo di Luigi SRL. Perché il resto vien da sé: ne sono sempre stati convinti, da cinque generazioni.
Come son venuti da sé i detersivi così efficienti ma allo stesso tempo così delicati da poter essere usati anche dai bambini: ipoallergenici, testati anche su pelli sensibili. “Quando sono buoni per gli addetti che li lavorano tutti i giorni, sono buoni anche per i clienti”, mi aveva detto suo padre Andrea durante questa intervista.
Francesco Gallo,la quinta generazione alla guida dell’azienda di famiglia
Se il Signor Andrea è stato quello che ha portato l’azienda nell’epoca moderna, procedurizzando la produzione e creando l’iconico flacone della linea USE, Francesco, che 40 anni fa sui quei flaconi metteva i tappi e oggi dirige tutte le operazioni, è quello che la sta portando nell’epoca dell’attenzione all’ambiente oltre che alla persona.
“Come dissi a una classe di studenti di scienze farmaceutiche che venne a visitare lo stabilimento, mentre produciamo dobbiamo ricordarci che siamo anche consumatori; così come nei giorni feriali dobbiamo ricordarci che siamo le stesse persone che nel weekend vanno a godersi la natura in montagna e al mare. Insomma: anche egoisticamente, se vogliamo stare bene, dobbiamo essere i primi a ridurre sprechi e inquinamento”.
Per questo motivo la fabbrica, il magazzino e gli uffici sono alimentati con fonti di energia rinnovabili; le acque di scarico hanno un ciclo chiuso; i flaconi da 500ml sono in plastica riciclata e non appena sarà possibile lo saranno anche quelli da litro: “Il problema, incredibilmente”, spiega, “è che non c’è la materia prima! La plastica riciclata oltre a costare di più di quella nuova, non si trova facilmente”.
Un’altra sua piccola attenzione? L’etichetta in plastica, che sembra un controsenso ma che rende riciclabile il packaging al 100%.
E poi le istruzioni per l’uso scritte in Braille su ogni prodotto, un riguardo nei confronti dei clienti ipovedenti ad oggi unico nel settore italiano dei detersivi.
La riformulazione e l’ampliamento della linea ipoallergenica (21 referenze) sono il fiore all’occhiello della gestione di Francesco, che ha ottenuto anche la certificazione “per pelli sensibili” su diversi prodotti – un’aggiunta importante, perché significa che i test (che vengono fatti come sempre dall’ente terzo ISPE su volontari umani) sono eseguiti su soggetti con sensibilità conclamate. In pratica, non si può chiedere di più a un detersivo.
Ricordi e progetti
Affinare le formule è la sua passione, fin da quando, appena diplomatosi perito chimico, è entrato in azienda per affiancare il signor Bonelli: “Era con noi da quando aveva 16 anni, tanto che quando dovette andare militare, suo fratello venne a lavorare qui per due anni, per tenergli il posto… e per poi diventare prete!”, racconta. “Bonelli stava per andare in pensione e aveva in mano tutte le formule – anzi in testa: le sapeva a memoria, c’era giusto qualche foglietto in laboratorio, che però non leggeva mai. Quindi io lo seguivo, facevo domande, annotavo”.
Francesco ricorda anche quando c’era ancora il suo nonno omonimo, che aveva inventato il famoso USE Mobili per legno, ardesia e piante. “Andava in giro per lo stabilimento provandolo dappertutto, pulendo qua e là e borbottando “Nessuno che mi abbia mai detto un grazie”, da bravo genovese dedito al mugugno”. Quel prodotto lo aveva creato per amore della moglie Pina, a detta di tutti una moglie molto esigente.
Quale sarà il prodotto per cui verrà ricordato lui? “Mi piacerebbe rilasciare detersivi anidri. Ce n’era già uno per pavimenti: si chiama “Al Cubo”, ma nel 2011 era evidentemente troppo avanti con i tempi. Era stata una mia idea, che non ha funzionato, ed è stato un dispiacere”.
Come si userebbe? “Si tratta di bustine di agenti liquidi iper-concentrati; si versa il contenuto in un flacone qualsiasi e si diluisce con acqua secondo le dosi riportate sulla scatola, che contiene anche delle etichette adesive da applicare sul flacone riciclato, così si sa sempre cosa c’è dentro. Ora che siamo tutti più attenti al problema ambientale, è più facile far passare il messaggio che i camion trasportano praticamente solo acqua colorata in flaconi di plastica – anche nel caso dei prodotti più green”.
Sarebbe veramente sensato arrivare a questo: ridurrebbe l’inquinamento da over-packaging e da trasporti eccessivi, e in più ogni detersivo peserebbe pochi grammi rispetto a uno o due chili.
E sarebbe una bellissima impronta climatica da lasciare sulla storia dell’azienda di famiglia.
Sasha Carnevali è giornalista e food blogger; mamma di tre figli, nonna di un nipotino, moglie di un marito e amante di un cane e di un gatto, in “Consigli per l’USE” condivide i suoi trucchi per la gestione di una casa molto animata (e molto pelosa).